E’ attesa una partecipazione molto alta da parte del mercato all’assemblea di Mediobanca di lunedì 28 ottobre, malgrado torni a svolgersi a porte chiuse e su temi ordinari come il bilancio, il dividendo e le remunerazioni dopo la parentesi dell’anno passato. Allora il confronto inedito fra due liste per il rinnovo del cda aveva portato a prevedere l’accesso in presenza dei soci, a partire da Delfin e Caltagirone, con un’affluenza che aveva superato il 76% del capitale.
Con un lavoro di engagement, ossia di coinvolgimento, degli investitori istituzionali che Mediobanca non ha smesso di svolgere, guadagnando anche le raccomandazioni dei proxy advisor a votare sì su tutti i punti all’ordine del giorno, quest’anno l’istituto guidato da Alberto Nagel vedrà schierata una percentuale non lontana dai livelli del 2023. Tolta la quota del gruppo Caltagirone che per l’assemblea del tutto ordinaria è tornato a non depositare le azioni e a non esprimere quindi il suo voto. Delfin, la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio ancora divisi al loro interno, ha invece depositato il suo pacchetto di poco inferiore al 20% ma non risulta avere ancora dato deleghe di voto all’unico rappresentante designato. Potrebbe quindi non far sentire la sua voce a differenza di quanto fatto nelle assemblee, anche ordinarie, degli ultimi anni quando la holding lussemburghese si era astenuta o aveva votato contro solo sul tema delle remunerazioni.
Per Delfin e Caltagirone il vero confronto è rinviato all’assemblea di Generali dell’8 maggio, chiamata a rinnovare l’intero cda a partire dal ceo Philippe Donnet. In ogni caso alla domanda di un piccolo socio – fra quelle pubblicate in vista dell’assemblea di lunedì – se sia prevista una fusione fra Mediobanca e la sua partecipata Generali il board di Piazzetta Cuccia ha dato una risposta scontata: ‘no’.
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