Si muovono in ordine sparso i principali listini europei a due giorni dall’attacco di Hamas in Israele e con i future Usa in rosso. Londra guadagna lo 0,15%, Milano e Parigi cedono lo 0,5%, Francoforte lo 0,9% e Madrid l’1,05%. Ha chiuso in forte calo la borsa palestinese (-4,09%), mentre sale quella di Tel Aviv (+0,76%), ancora aperta. Sotto pressione la divisa israeliana (shekel), che perde il 2% a 3,92 sul dollaro, come nel 2016.
Secondo Benjamin Melman di Rothschild “finora i mercati hanno reagito in modo contenuto”. “Questi eventi drammatici – spiega – riguardano paesi non produttori di petrolio, che hanno un impatto limitato sull’economia globale. Il rischio principale è il peggioramento della situazione nella regione e un potenziale rapporto tra Israele e Iran, con ipotetiche conseguenze molto significative”. “L’Iran è un grande produttore di petrolio – sottolinea Melman – e potrebbe nuovamente bloccare lo Stretto di Hormuz e distruggere i campi petroliferi vicini”.
Proprio il greggio (Wti +4,26% a 86,3 dollari al barile) e il gas (+10,77% a 42,38 euro al MWh) segnano i rialzi principali tra le materie prime. L’oro cede lo 0,06% a 1.848,98 dollari l’oncia, l’acciaio l’1,57% a 3,642 dollari la tonnellata. Sale a 206,6 punti il differenziale tra Btp italiani e Bund decennali tedeschi, con il rendimento italiano in crescita di 2,8 punti al 4,93% e quello tedesco in calo di 1,8 punti al 2,86%.
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