Non può essere ritenuto una vittima
del dovere Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del Quirinale
sotto la presidenza di Giorgio Napolitano, morto nel 2016 per un
infarto. Lo ha stabilito la Quarta Commissione del Csm che ha
chiesto perciò al plenum di bocciare l’istanza per il
riconoscimento presentata dai familiari del giurista. Al di là
del merito a colpire è anche il clamoroso ritardo della
risposta, che comunque non è addebitabile al Csm in carica, ma a
quello che lo ha preceduto: più di 6 anni, considerato che la
richiesta è data 21 luglio 2017.
D’Ambrosio fu colpito dall’infarto in un momento difficile
della sua vita: era stato oggetto di attacchi e critiche dopo
che era stato pubblicato il contenuto delle sue telefonate con
l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino finite nel fascicolo
della procura di Palermo che indagava sulla presunta trattativa
tra Stato e mafia.
La Commissione spegne le speranze dei familiari e con una
motivazione stringatissima decreta “l’insussistenza dei
presupposti” per il riconoscimento a D’Ambrosio dello status di
vittima del dovere . Ora la parola passa al plenum che si
pronuncerà mercoledì prossimo, ma è difficile che possa
capovolgere la decisione, visto che in Commissione è passata
all’unanimità.
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