Laura Santi, giornalista perugina
affetta da sclerosi multipla, ha denunciato per la seconda volta
la Usl Umbria 1 per omissione di atti d’ufficio e violenza
privata. Lo rende noto l’Associazione Luca Coscioni.
La donna ad aprile 2022 aveva chiesto all’azienda sanitaria
di essere sottoposta alle verifiche previste dalla sentenza
costituzionale 242 del 2019 per l’accesso alla morte assistita.
Sono trascorsi oltre cinque mesi da quando, a seguito di un
forte peggioramento delle sue condizioni, Laura Santi si è
rivolta all’azienda sanitaria Umbria 1 per chiedere una
rivalutazione delle proprie condizioni. “Da quelle nuove
verifiche, rese necessarie da un peggioramento importante di
Laura Santi, che procede e non si arresta, l’azienda sanitaria
non ha mai risposto, né dato alcun tipo di riscontro –
sottolinea l’associazione – né a Laura né ai suoi legali
nonostante due diffide, neppure sulle ragioni del ritardo”.
Dopo un percorso di oltre due anni, fatto di diffide, ricorsi
in via d’urgenza e solleciti, l’azienda sanitaria era stata
condannata, dal Tribunale di Perugia a fornire una relazione
medica completa, comprensiva del parere del comitato etico. La
valutazione della commissione era stata negativa, ovvero secondo
i medici, Laura Santi, pur possedendo tutti gli altri requisiti
previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, non
era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
All’inizio del 2024 però ha avuto un forte peggioramento
delle proprie condizioni. Per questo motivo la commissione
medica, lo scorso 10 maggio, ha proceduto a una nuova verifica.
Inoltre, tramite il team legale che la assiste, coordinato
dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale
dell’Associazione Luca Coscioni, Laura Santi ha prodotto
costantemente certificati medici aggiornati, per certificare il
progressivo peggioramento.
A giugno 2024, nell’ambito del procedimento in Corte
costituzionale, per l’accompagnamento in Svizzera di
Massimiliano, la giornalista è stata ammessa, come
interveniente, nel giudizio a seguito del quale la sentenza
135/2024 ha menzionato esplicitamente trattamenti di sostegno
vitale come cateterismo e svuotamento intestinale.
Alla luce della sentenza, “che interviene a togliere ogni
possibile dubbio – spiega l’associazione – sulla sussistenza di
un trattamento di sostegno vitale, qualificando come tale anche
l’assistenza continuativa di cui Laura necessitava anche prima
del peggioramento, Laura Santi diffida nuovamente l’azienda
sanitaria a comunicare gli esiti delle verifiche effettuate mesi
prima”.
“Riteniamo – ha affermato Filomena Gallo – che cinque mesi di
attesa per una comunicazione ufficiale da parte dell’azienda
sanitaria, che attesti l’esito delle verifiche in particolare in
relazione alla sussistenza del trattamento di sostegno vitale e
delle modalità per procedere con la morte volontaria assistita,
siano assolutamente inaccettabili. Questo non solo perché la
legge penale punisce omissioni e ritardi non giustificabili, ma
soprattutto in considerazione delle condizioni di sofferenza
intollerabile già certificate dalla stessa azienda sanitaria”.
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