Una rete di miniere su un’isola
giapponese, tristemente nota per l’utilizzo di manodopera
forzata in tempo di guerra, è stata inserita oggi nella lista
del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dopo che la Corea del
Sud ha ritirato le precedenti obiezioni alla sua iscrizione.
Si ritiene che le miniere d’oro e d’argento di Sado, oggi una
popolare attrazione turistica, siano entrate in funzione già nel
XII secolo e abbiano prodotto fino a dopo la Seconda Guerra
Mondiale. Il Giappone aveva proposto l’inserimento nell’elenco
dei Patrimoni dell’Umanità per la loro lunga storia e per le
tecniche di estrazione artigianale utilizzate in un periodo in
cui le miniere europee erano passate alla meccanizzazione. La
proposta era stata osteggiata da Seul quando è stata presentata
per la prima volta, a causa dell’uso di manodopera coreana non
volontaria durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la
penisola coreana era ancora sotto l’occupazione militare
giapponese che durava dal 1910.
L’Unesco ha confermato l’inserimento nell’elenco delle
miniere durante la riunione del comitato in corso a Nuova Delhi
dopo che una candidatura ha evidenziato la conservazione
archeologica delle “attività minerarie e dell’organizzazione
sociale e lavorativa”.
“Desidero accogliere con entusiasmo l’iscrizione… e rendere
sincero omaggio agli sforzi di lunga data della popolazione
locale che l’hanno resa possibile”, ha dichiarato il ministro
degli Esteri giapponese, Yoko Kamikawa, in un comunicato.
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