“Se il Maciel si
presenta in S. Congregazione, il sottoscritto gli ordinerà di
andare a farsi curare, di abbandonare ogni contatto coi suoi
alunni (religiosi) sino a che la S. Congregazione non gli ordini
altrimenti. Se non si presenta, tra due giorni, sarà bene
comunicare al Maciel un ordine perentorio: o parte per curarsi,
o rimane sospeso a divinis”. L’intimazione arrivata su impulso
di Pio XII spunta alla fine di un foglio dattiloscritto, datato
1 ottobre 1956 e firmato da Giovanni Battista Scapinelli, allora
numero tre della Congregazione per i Religiosi, conservato
nell’Archivio Apostolico Vaticano in una smilza cartella nella
categoria degli “Ordini religiosi maschili”. I presupposti delle
decisioni contro il messicano padre Maciel, fondatore dei
Legionari di Cristo, vengono indicati come “le gravi ragioni”,
senza ulteriori specificazioni.
E a pubblicare i documenti, in un articolo a firma di Massimo
Franco, è oggi il Corriere della Sera, nel supplemento ‘La
Lettura’: documenti – la cui esistenza era stata recentemente
anticipata dall’Ansa – il cui contenuto rivela come già nella
fase finale del pontificato di Pio XII, Marcial Maciel
Degollado, il sacerdote che negli anni successivi avrebbe goduto
di altissime protezioni in Vaticano, fosse conosciuto come una
persona da far “curare”. Di più, da tenere distante dai suoi
alunni seminaristi. E con la prospettiva della sospensione “a
divinis”.
Circa mezzo secolo dopo scoppiò lo scandalo, ma dopo che
aveva abusato di decine di seminaristi e condotto una doppia e
tripla vita con amanti, mogli e figli segreti. Si vociferava
anche di uso di stupefacenti e delle prime molestie sessuali.
Com’è potuto accadere?
La cosa singolare è che lo stesso documento è stato messo
online insieme con altri 211 da alcune delle vittime di Maciel,
a partire dal 1944 fino al 2002. Il titolo in spagnolo è “La
voluntad de no saber”, la volontà di non sapere. Sottotitolo,
sempre in spagnolo “Quello che già si conosceva su Maciel negli
Archivi vaticani”. Ma il confronto mostra una correzione
sconcertante nel testo del 1/o ottobre, con la cancellatura a
penna dell’ipotesi della sospensione “a divinis”, mentre è lo
stesso Scapinelli a riferire di un incontro il 2 ottobre con
Maciel e il cardinale Giuseppe Pizzardo, suo grande protettore,
al termine del quale scompaiono gli ordini contenuti nella bozza
originale.
Nei documenti online, alla data del 3 ottobre compare anche
una lettera di Maciel che “umilmente” ubbidisce all’invito a
curarsi e descrive come “soddisfacenti” le sue condizioni di
salute, allegando un certificato medico. Ribadisce di essere
vittima di un'”accusa calunniosa”, e conclude vantandosi delle
proprietà acquistate dai suoi Legionari di Cristo. La pratica
contro di lui comunque andava avanti, per volontà di papa
Pacelli. Ma tra resistenze crescenti, raccontano le carte degli
archivi. Intanto il Papa, il 9 ottobre 1958, morì.
Maciel fondò la sua organizzazione nel 1941 ma solo nel 2006
fu condannato per molti casi di pedofilia. E si è dovuti
arrivare al 2010, su iniziativa di Benedetto XVI, due anni dopo
la morte del fondatore, perché i Legionari di Cristo fossero
commissariati. Dal 1956 al 2006 c’è un buco temporale di mezzo
secolo, durante il quale Maciel ha potuto continuare ad agire
indisturbato: con la copertura di un pezzo delle gerarchie
ecclesiastiche.
Perché tanta indulgenza? Dalle carte, riferisce il Corriere,
emergono due ragioni principali. La prima è che Maciel si
presentava come un grande reclutatore di seminaristi e
sacerdoti: per di più in quel Messico anticlericale degli Anni
Cinquanta del Novecento. L’altro argomento che Maciel usava era
di presentare i Legionari di Cristo come perseguitati dai
comunisti. Ma soprattutto, mise in piedi rapidamente una rete
finanziaria che andava dalla Spagna, all’America latina, a Roma:
il capo dei Legionari di Cristo cominciò anche a distribuire
denaro in Vaticano, allargando una rete di protezioni che gli
permettevano di continuare indisturbato la sua doppia e tripla
esistenza di servitore della Chiesa e insieme di pedofilo e
bigamo.
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