E’ iniziato stamani, in corte
d’assise di Arezzo, il processo a carico di Jawad Hicham, il
38enne marocchino che la notte tra il 12 e il 13 aprile scorsi
uccise la moglie Sara Ruschi, 35 anni, e la suocera Brunetta
Ridolfi,76 anni. L’imputato è stato presente in aula, ha
ascoltato a braccia conserte senza tradire alcuna espressione.
Per il doppio femminicidio rischia la condanna all’ergastolo.
Quella di stamani era la prima udienza ed è servita per
incardinare e mettere in calendario le altre date. Un aspetto
era legato all’ammissione delle parti civili. La corte ha
disposto l’ammissione dei figli della coppia e dei familiari
delle vittime. Esclusa invece l’associazione ‘Senza veli sulla
lingua’ che si batte contro la violenza di genere.
La difesa dell’imputato ipotizza la richiesta di perizia
psichiatrica e ha sollecitato la valutazione della corte
d’assise in questo senso. Secondo quanto ha affermato l’avvocato
difensore, testimonianze rese dal personale del carcere faranno
emergere l’esistenza di disturbi psichici che potranno
giustificare una perizia. Prossima udienza il 18 novembre. Sarà
una seduta nella quale saranno ascoltati i primi testimoni
ammessi al processo.
L’omicida è attualmente detenuto nel carcere di Prato. Jawad
Hicham, con precedenti per droga, problemi di alcol e lavori
saltuari, uccise con un coltello da cucina le due donne mentre
dormivano. Con la moglie aveva due figli, uno di 16 anni e una
bimba di 2. Il ragazzo dette l’allarme al 112 Nue quella notte,
intorno alle 1, dicendo che il papà aveva ammazzato la mamma e
la nonna. L’omicida era andato, macchiato di sangue, a
telefonare a una cabina telefonica per chiedere i soccorsi
dicendo “Le ho ammazzate, correte!”.
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