«Il PNRR rappresenta un passo fondamentale per la ripresa economica del nostro Paese in questo periodo difficile causato da pandemia, guerre e crisi finanziaria. Tuttavia, è essenziale valutarne le implicazioni a lungo termine: un Piano che sia strutturato soltanto per tamponare le emergenze e non guardi allo sviluppo del territorio nei prossimi anni è destinato a fallire e pesare sulle spalle dei cittadini». Lo afferma Maria Cafasso, Ceo dello Studio Esterino Cafasso, analizzando le priorità delineate nel PNRR, esaminando le misure proposte e identificando le opportunità e le sfide che potrebbero emergere nel percorso di ripresa.
Cafasso sottolinea «l’importanza di utilizzare le risorse in modo oculato, con un focus particolare sul Mezzogiorno, che necessita di un’attenzione mirata per favorirne l’auspicata crescita». Insomma, «la corretta allocazione delle risorse è cruciale per garantire una ripresa equa e duratura. Il Sud, in particolare, ha bisogno di investimenti strutturali, promuovendo progetti che generino impatti positivi per le prossime generazioni».
Infrastrutture, scuole, sanità, imprese del meridione siano al centro dell’agenda politica, esorta Maria Cafasso: «Nel 2023 il Pil del Mezzogiorno ha retto l’impatto soltanto grazie ai fondi del PNRR, ma in questo modo la risorsa diventa provvisoria e poco utile al territorio. Per il rilancio c’è bisogno di stabilire regole certe e di un’economia con misure di assistenza alle imprese, oltre allo snellimento della burocrazia e all’efficientamento della pubblica amministrazione per permettere una più facile spesa dei fondi sul territorio. Nella relazione semestrale della Corte dei Conti, si è evidenziato come la capacità di spesa effettiva del PNRR ad oggi è di 2,47 miliardi spesi su 31,11 miliardi stanziati entro il 30 giugno; dei 69 obiettivi previsti per la seconda metà dell’anno, inoltre, solo dieci sono stati raggiunti all’inizio di ottobre. Non basta per portare il Sud al livello del resto d’Europa».